Pittura NaturOlistica a cura di Alessandro De Vivo Il termine NaturOlistica è stato coniato dall'artista Alessandro De Vivo per riassumere un percorso e una esperienza attraverso i quali si deve mantenere un equilibrio tra corpo e spirito, tra emozione e comunicazione. Questa esperienza è un modo per comprendere il percorso creativo che ispira un uomo a cercare di comunicare agli altri le proprie emozioni. Dipingere una emozione, che nasce quando ascolti, guardi, odori e tocchi la Natura, è l'obiettivo che si raggiunge, si condivide, per comunicarlo con il colore. Lo svolgimento dello stage si articola in tre temi: La Natura, L'Anima, Il Colore. La Natura I partecipanti verranno accompagnati in luoghi dove trascorreranno alcune ore per entrare in contatto con la natura. L'Anima Dopo aver preso contatto con la natura, le sensazioni scaturite dalle personali emozioni daranno vita alla fase della comunicazione umana attraverso il gesto e la parola. Tutti i partecipanti saranno dotati di materiale per appunti dove annoteranno pensieri e schizzi che verranno commentati durante il momento conviviale al termine della giornata. Il Colore Durante questa fase i partecipanti esprimeranno con il colore sulla tela le loro emozioni dando vita e forma espressiva alla loro natura sensoriale.
Il Messaggio
La Natura, L’Arte, L’Incontro sono i protagonisti di questo messaggio che l’artista Alessandro De Vivo vuole diffondere
La Natura San Francesco d’Assisi si accosta alle creature <> (paradiso VI,87), ed un sentimento di simpatia universale si riversa d'intorno. Sta di fatto che, dopo Francesco, il fondale dei dipinti non è più l'oro ma il paesaggio, sempre più integrato nella figura umana. E' l'effetto della nuova concezione della natura, amica dell'uomo, casa dell'uomo? Una concezione antichissima - perché biblica, perché evangelica - veniva rivisitata e ripresentata con Francesco d'Assisi, ed entrava nell'arte, nella spiritualità e nella storia. In un celebre discorso tenuto ad Assisi il 5 novembre 1978
Papa Giovanni Paolo II così si espresse nei riguardi di San Francesco: --Scrisse il vangelo di Cristo nel cuore degli uomini del suo tempo…Avvicinò il Cristo alla Chiesa e al mondo della sua epoca. Quasi continuando si può aggiungere: --Avvicinò la natura agli uomini e gli uomini a Dio. Contemplare è un esercizio fondamentale per la qualità della vita e della anima umana La natura che ispirò un uomo come San Francesco vive ed esiste oggi come ieri, resiste agli attacchi di un uomo sempre più distratto, distruttivo e angosciato. Quella stessa natura può rivelarci momenti magici e spiritualmente rigeneranti anche passeggiando dietro casa, a condizione che si ritrovi e si riscopra la voglia di fermarsi, di ascoltare e di osservare. Fermarsi, Ascoltare, Guardare la Natura è il primo passo per iniziare un percorso verso la fiducia nella vita. L’Arte Un dono prezioso che attraverso l’anima di chi lo riceve vive per essere messo al servizio di tutti attraverso l’espressione. Gli artisti donano la loro anima come strumento per creare con le loro opere testimonianze che servono a far riflettere sul valore della vita stessa. Ovunque si crea si genera speranza, ovunque si guarda, nel passato, nel presente e nel futuro l’arte fertilizza la fantasia per lasciare al genere umano una rappresentazione di continuità tra Creato e Increato aiutando così tutti coloro che cercano a oltrepassare il confine tra ciò” che vediamo e ciò che crediamo di vedere”. L’Incontro Attraverso l’incontro si genera comunicazione, il rito dei gesti, della parola, dello sguardo, migliora e sviluppa la crescita intellettuale e spirituale. Con l’incontro la comunicazione umana rende vivo il rapporto tra il bene e il male cercando l’equilibrio nell’Amore. Incontrarsi è l’energia che dà luce ai sentimenti e dà forza e fiducia alle idee per aiutare tutti i bisognosi, per superare le ansie del domani impegnandosi nel presente. Riconoscersi nel contenuto di questi tre concetti è il primo passo per costruire e sviluppare una cultura di pace. La Natura è presente ovunque, L’arte con le sue forme di espressione è presente in tutto il pianeta dove è presente l’uomo, L’Incontro è la conseguenza del bisogno dell’uomo di spostarsi, e da sempre l’uomo crede di decidere dove e perché spostarsi e incontrarsi. E’ proprio di questo che vorrei parlarvi: “Stando fermi in un luogo, in teoria si possono incontrare tutti coloro che arrivano in quel luogo, ma in realtà incontriamo soltanto coloro che dobbiamo incontrare”. Questo concetto serve per riflettere sul potere che l’uomo ritiene di esercitare sul proprio comportamento affinché le cose accadano. Sono assolutamente convinto che questo modo di pensare sia la causa maggiore di un diffuso stato di malessere che affligge l’uomo contemporaneo, la sindrome dell’ Ansia. Decidere delle nostre e anche delle altrui azioni è come dire una aspirazione che l’essere umano ha coltivato da sempre per esprimere il proprio potere sulle cose. l’Ansia si manifesta quando si cerca la conferma alle proprie decisioni. Per esempio: “Devo andare a Roma perché sento, oppure ho capito, oppure sono sicuro che andando a Roma troverò la soluzione al mio problema, oppure troverò la persona che cerco, o più semplicemente mi va di andare a Roma perché ho deciso che voglio andare a Roma”, milioni di altri motivi vengono partoriti con l’enorme capacità della mente di sviluppare idee a giustificazione delle azioni in ogni momento della nostra vita. Se andando a Roma accade un piccolo o grande evento per il quale dobbiamo fare una deviazione, oppure rimanere fermi, oppure tornare indietro e via così , ecco spuntare L’Ansia. L’Ansia oltre che a determinare una serie di spiacevoli effetti sul nostro organismo determina quella che amo definire la “ temporanea cecità”, proprio così l’Ansia impedisce di vedere. Vi chiederete che cosa ci sia da vedere ed ecco la risposta: “Nella vita dell’uomo il tempo è considerato il patrimonio del quale tutti possiamo disporre come un capitale, in teoria ne siamo assoluti padroni e dichiariamo che del nostro tempo decidiamo come investirlo, organizzarlo, donarlo e così via. Amministrandolo poi, ci rendiamo conto che spesso non rende come ci aspettavamo, o meglio siamo portati a fare bilanci e a dare valutazioni sulle cause che ci hanno impedito di investirlo nel migliore dei modi. Nella pratica, con il passare del tempo ci accorgiamo che applicare questo concetto di proprietà è molto difficile. Quante cose non abbiamo visto, non abbiamo vissuto, non abbiamo incontrato, non abbiamo ascoltato mentre eravamo così impegnati ad amministrare il nostro tempo?. Ecco la “temporanea cecità” che ci ha impedito di vedere, ecco l’ansia che si appropria delle nostre azioni, dei nostri pensieri, allontanandoci da ciò che dobbiamo fare, spingendoci così a persistere in ciò che crediamo di fare, ancor peggio per ciò che abbiamo già fatto, continuando a credere che sia quello che dovevamo fare .” Nella vita è molto importante saper riconoscere la differenza tra “le cose che abbiamo fatto e quelle che crediamo di aver fatto”, tra “le cose che crediamo di ricordare e quelle che veramente ricordiamo”; facendo questo esame, con onestà intellettuale e guardando dentro alla coscienza sapremo più o meno a cosa sia servito vivere. La chiave di lettura necessaria per decifrare il percorso della vita sta nel significato del termine “Fiducia”; avere fiducia è sicuramente una dura prova da superare. Se la fiducia si intende rivolta agli altri nel senso più esteso del termine cioè al nostro prossimo ci sentiamo nudi e sprovvisti di difese, esposti ad ogni forma di rischio e di virus. Se la “Fiducia” sentiamo di riporla nelle mani di una Entità Buona e Giusta senza cercare di capire, di giudicare, di chiedere, allora l’Ansia perde il suo potere. Abbandonarsi con fiducia è avere fede in Dio, ma poiché sentiamo sempre parlare di questo Dio Creatore, Padre Onnipotente, senza vederlo,senza poterci parlare, senza sapere dove abita, dove sia il suo Regno, è più saggio forse fidarsi solo di noi stessi e poi è grande la tentazione di mettere una D maiuscola davanti al nostro IO, ecco fatto DIO. Facendo così sul nostro pianeta potenzialmente vi sono oltre quattro miliardi di aspiranti D+IO che stanno decidendo sulla vita di qualcuno, sul suo lavoro, su chi, su come e quando deve amare o odiare etc. etc., in questo modo tutto è apparentemente ordinato e regolato, il D+IO medico, giudice, sono presidente, sono operatore ecologico, sono mafioso, sono sacerdote, sono mago, sono una vittima………, tutti protagonisti di un progetto sconosciuto chiamato Vita. Tutti questi D+IO mentre stanno esercitando in qualità di questo o di quest’altro ruolo sono strumenti ignari nelle mani di DIO che ci usa per contribuire al suo Progetto. Anche noi D+IO vorremmo sapere qualcosa di più del PROGETTO e mentre con grande impegno cerchiamo di dare delle risposte con “IL NOSTRO D+IO CERVELLO” attraverso la scienza, la ragione, il potere, mentre ci chiediamo come migliorare come modificare L’OPERA PRIMA “la Creazione” veniamo usati sapientemente per fare ciò di cui non ci rendiamo conto di fare. Se leggerete la mia storia capirete come sia arrivato a sentirmi così: STRUMENTO al servizio di un progetto, per offrire accoglienza a tutti coloro che arrivano, sono felice di poter incontrare chi deve incontrarmi per ascoltare cosa deve dirmi e dirgli cosa sento di dire. Se senti di amare il luogo dove vivi, se hai entusiasmo e fiducia nella vita, amando la natura, l’arte, l’incontro e sei disposto ad aprire la porta della tua casa e fare accoglienza, noi della Michelangelo, con l’aiuto della provvidenza ti daremo ciò che abbiamo per iniziare un percorso di fiducia al servizio degli altri. La mia storia Mi chiamo Alessandro De Vivo, sono nato a Chiusi della Verna. Dopo aver lasciato questo luogo all'età di 13 anni per trasferirmi a Firenze con la famiglia, la "non casualità del caso", come amo definirla io, ha voluto nel 1992 riportarmi alle origini del mio viaggio, per affidarmi un compito al quale non avrei mai pensato. Prima di raccontare questa vicenda desidero darvi alcune informazioni sulla mia famiglia, su come questa storia personale racchiuda elementi sufficienti per far pensare che la vita di ognuno di noi sia un'opera, in cui possiamo solo accettarne con entusiasmo di farne parte , senza opporre resistenza agli eventi ed ai percorsi che ci vengono assegnati. Mio padre Antonio De Vivo nel 1950 decide di accettare il comando della stazione dei Carabinieri di un piccolo paese dell'appennino Tosco-Emiliano , Chiusi della Verna in provincia di Arezzo, dove con sua moglie trascorreranno 15 anni. Precedentemente e durante questo periodo mia madre perderà sei figli che moriranno prematuramente all'ottavo ed al nono mese di gravidanza. Alla settima gravidanza mio padre, viste le precedenti esperienze, decide, d'accordo con il suo amico primario dell'ospedale di Bibbiena, di far praticare il cesareo in considerazione anche dei rischi a cui sarebbe andata incontro mia madre con un parto naturale, poiché le mie dimensioni erano tali ( circa 5,8 Kg ) da non far sperare niente di buono, inoltre la morte di un cane al quale era particolarmente affezionata mia madre, aveva causato un accenno di aborto per il quale fu chiesto di celebrare una messa in casa dei miei genitori con la reliquia delle SS. Stigmate di San Francesco di Assisi, che venne eccezionalmente mossa dal vicino convento della Verna. Con una scusa per accertamenti mia madre viene portata all'ospedale e alle ore 17 tutto ciò che si doveva compiere si era compiuto: nasce il sottoscritto Alessandro. Mio padre decide di testimoniare la sua gioia realizzando una grotta di fronte alla chiesetta del 1300 intitolata a San Michele Arcangelo, ricavata tra le rocce che caratterizzano questo luogo, all'interno di questa grotta plasma una scultura in cemento della madonna di Lourdes a grandezza naturale alla quale dà il volto di mia madre. Con questo gesto mio padre aprirà una porta dalla quale ancora oggi e, spero per molti anni ancora, moltissime persone passano per pregare in questo luogo raccontando a mia madre tante storie. Nel 1965 per motivi di servizio di mio padre la famiglia De Vivo si trasferisce a Firenze, ed io che avevo impressionato nell'anima e nella memoria di fanciullo quel mondo fatto di natura, libertà, di valori umani legati alla cultura contadina inizierò un percorso nuovo nella città, dove l'integrazione non sarà facile. Tutte le mie esperienze in questo nuovo mondo sono state caratterizzate dal desiderio di contribuire in qualche modo a soddisfare quel bisogno di dare agli altri ciò che si è ricevuto dalla vita. Siamo arrivati al 1982 anno in cui mio padre morirà tra le mie braccia per un infarto; mentre stavo tentando di rianimarlo praticandogli un massaggio cardiaco ed una respirazione bocca a bocca ho sentito nel suo ultimo respiro che la sua anima stava entrando dentro di me, amo ricordare questa sensazione perché è legata ad una sua poesia che desidero citare e che per me rappresenta una testimonianza molto significativa: “ L’ Anima tra le mani “ -- Così presenta l’opera l’autore : Ti sei mai chiesto, cos’è e come visivamente la raffiguri? sono gocce di luce… più ne raccogli, più l’anima s’ingrandisce più luce emana, più risplende. Se credi: abbine cura con amore; Se non credi: Ammira! Vedrai che c’è chi la invoca; chi la prega, chi la gode, e c’è anche chi la disprezza. Se non ritieni di averla: “SEI UN MORTO VIVO” Antonio De Vivo Questo evento ha segnato l'inizio e la svolta di un nuovo e straordinario percorso della mia vita, infatti l'anno dopo incontrerò Mara che diventerà la mia compagna in questa nuova esperienza. Ad un certo punto mi sono sentito come risorto, ho trovato il coraggio di iniziare un nuovo percorso che dopo la morte di mio padre avevo intrapreso: prendendo i suoi pennelli e in una mistica staffetta ho accettato di continuare dal punto in cui lui si era fermato, continuando il suo messaggio pittorico. Sì! proprio attraverso la pittura ho iniziato a mantenere la mia famiglia superando l'ansia del profitto e del benessere materiale, ma conquistando la coscienza dell'amore come unica vera energia per trovare la motivazione principale per vivere. Nel 1984 decido di sposare questa persona e costruire una famiglia. Questa natura cara a mio padre a mia madre e a me, ha dato piano piano la possibilità di recuperare lo spirito ed il corpo attraverso un naturale esercizio di contemplazione e di esercizio fisico. Grato a questo luogo ed alle persone, molte ancora oggi testimoni della mia fanciullezza, ho deciso di investire il mio talento e la mia esperienza professionale per realizzare una iniziativa sociale. La non casualità del caso ha voluto che trovassi lo spazio per realizzare il mio studio di pittura vicino alla Chiesetta di San Michele Arcangelo, vicino alla Statua della Madonna (mia madre). Dopo aver lavorato con grande passione ed energia per ripulire dall'incuria e dall'abbandono questo luogo, ho avuto il privilegio di accorgermi della prospettiva, scoprendo che anche per Michelangelo questo paesaggio aveva avuto un significato personale e caro, oltre che simbolico per la committenza. Sentivo il bisogno di dirvi tutto questo e penso che averlo raccontato serva a qualcuno per sentirsi come me strumento e così contribuire al progetto chiamato “Vita” Vieni a trovarci e scoprirai come è semplice comunicare. Un abbraccio fraterno Alessandro De Vivo
Papa Giovanni Paolo II così si espresse nei riguardi di San Francesco: --Scrisse il vangelo di Cristo nel cuore degli uomini del suo tempo…Avvicinò il Cristo alla Chiesa e al mondo della sua epoca. Quasi continuando si può aggiungere: --Avvicinò la natura agli uomini e gli uomini a Dio. Contemplare è un esercizio fondamentale per la qualità della vita e della anima umana La natura che ispirò un uomo come San Francesco vive ed esiste oggi come ieri, resiste agli attacchi di un uomo sempre più distratto, distruttivo e angosciato. Quella stessa natura può rivelarci momenti magici e spiritualmente rigeneranti anche passeggiando dietro casa, a condizione che si ritrovi e si riscopra la voglia di fermarsi, di ascoltare e di osservare. Fermarsi, Ascoltare, Guardare la Natura è il primo passo per iniziare un percorso verso la fiducia nella vita. L’Arte Un dono prezioso che attraverso l’anima di chi lo riceve vive per essere messo al servizio di tutti attraverso l’espressione. Gli artisti donano la loro anima come strumento per creare con le loro opere testimonianze che servono a far riflettere sul valore della vita stessa. Ovunque si crea si genera speranza, ovunque si guarda, nel passato, nel presente e nel futuro l’arte fertilizza la fantasia per lasciare al genere umano una rappresentazione di continuità tra Creato e Increato aiutando così tutti coloro che cercano a oltrepassare il confine tra ciò” che vediamo e ciò che crediamo di vedere”. L’Incontro Attraverso l’incontro si genera comunicazione, il rito dei gesti, della parola, dello sguardo, migliora e sviluppa la crescita intellettuale e spirituale. Con l’incontro la comunicazione umana rende vivo il rapporto tra il bene e il male cercando l’equilibrio nell’Amore. Incontrarsi è l’energia che dà luce ai sentimenti e dà forza e fiducia alle idee per aiutare tutti i bisognosi, per superare le ansie del domani impegnandosi nel presente. Riconoscersi nel contenuto di questi tre concetti è il primo passo per costruire e sviluppare una cultura di pace. La Natura è presente ovunque, L’arte con le sue forme di espressione è presente in tutto il pianeta dove è presente l’uomo, L’Incontro è la conseguenza del bisogno dell’uomo di spostarsi, e da sempre l’uomo crede di decidere dove e perché spostarsi e incontrarsi. E’ proprio di questo che vorrei parlarvi: “Stando fermi in un luogo, in teoria si possono incontrare tutti coloro che arrivano in quel luogo, ma in realtà incontriamo soltanto coloro che dobbiamo incontrare”. Questo concetto serve per riflettere sul potere che l’uomo ritiene di esercitare sul proprio comportamento affinché le cose accadano. Sono assolutamente convinto che questo modo di pensare sia la causa maggiore di un diffuso stato di malessere che affligge l’uomo contemporaneo, la sindrome dell’ Ansia. Decidere delle nostre e anche delle altrui azioni è come dire una aspirazione che l’essere umano ha coltivato da sempre per esprimere il proprio potere sulle cose. l’Ansia si manifesta quando si cerca la conferma alle proprie decisioni. Per esempio: “Devo andare a Roma perché sento, oppure ho capito, oppure sono sicuro che andando a Roma troverò la soluzione al mio problema, oppure troverò la persona che cerco, o più semplicemente mi va di andare a Roma perché ho deciso che voglio andare a Roma”, milioni di altri motivi vengono partoriti con l’enorme capacità della mente di sviluppare idee a giustificazione delle azioni in ogni momento della nostra vita. Se andando a Roma accade un piccolo o grande evento per il quale dobbiamo fare una deviazione, oppure rimanere fermi, oppure tornare indietro e via così , ecco spuntare L’Ansia. L’Ansia oltre che a determinare una serie di spiacevoli effetti sul nostro organismo determina quella che amo definire la “ temporanea cecità”, proprio così l’Ansia impedisce di vedere. Vi chiederete che cosa ci sia da vedere ed ecco la risposta: “Nella vita dell’uomo il tempo è considerato il patrimonio del quale tutti possiamo disporre come un capitale, in teoria ne siamo assoluti padroni e dichiariamo che del nostro tempo decidiamo come investirlo, organizzarlo, donarlo e così via. Amministrandolo poi, ci rendiamo conto che spesso non rende come ci aspettavamo, o meglio siamo portati a fare bilanci e a dare valutazioni sulle cause che ci hanno impedito di investirlo nel migliore dei modi. Nella pratica, con il passare del tempo ci accorgiamo che applicare questo concetto di proprietà è molto difficile. Quante cose non abbiamo visto, non abbiamo vissuto, non abbiamo incontrato, non abbiamo ascoltato mentre eravamo così impegnati ad amministrare il nostro tempo?. Ecco la “temporanea cecità” che ci ha impedito di vedere, ecco l’ansia che si appropria delle nostre azioni, dei nostri pensieri, allontanandoci da ciò che dobbiamo fare, spingendoci così a persistere in ciò che crediamo di fare, ancor peggio per ciò che abbiamo già fatto, continuando a credere che sia quello che dovevamo fare .” Nella vita è molto importante saper riconoscere la differenza tra “le cose che abbiamo fatto e quelle che crediamo di aver fatto”, tra “le cose che crediamo di ricordare e quelle che veramente ricordiamo”; facendo questo esame, con onestà intellettuale e guardando dentro alla coscienza sapremo più o meno a cosa sia servito vivere. La chiave di lettura necessaria per decifrare il percorso della vita sta nel significato del termine “Fiducia”; avere fiducia è sicuramente una dura prova da superare. Se la fiducia si intende rivolta agli altri nel senso più esteso del termine cioè al nostro prossimo ci sentiamo nudi e sprovvisti di difese, esposti ad ogni forma di rischio e di virus. Se la “Fiducia” sentiamo di riporla nelle mani di una Entità Buona e Giusta senza cercare di capire, di giudicare, di chiedere, allora l’Ansia perde il suo potere. Abbandonarsi con fiducia è avere fede in Dio, ma poiché sentiamo sempre parlare di questo Dio Creatore, Padre Onnipotente, senza vederlo,senza poterci parlare, senza sapere dove abita, dove sia il suo Regno, è più saggio forse fidarsi solo di noi stessi e poi è grande la tentazione di mettere una D maiuscola davanti al nostro IO, ecco fatto DIO. Facendo così sul nostro pianeta potenzialmente vi sono oltre quattro miliardi di aspiranti D+IO che stanno decidendo sulla vita di qualcuno, sul suo lavoro, su chi, su come e quando deve amare o odiare etc. etc., in questo modo tutto è apparentemente ordinato e regolato, il D+IO medico, giudice, sono presidente, sono operatore ecologico, sono mafioso, sono sacerdote, sono mago, sono una vittima………, tutti protagonisti di un progetto sconosciuto chiamato Vita. Tutti questi D+IO mentre stanno esercitando in qualità di questo o di quest’altro ruolo sono strumenti ignari nelle mani di DIO che ci usa per contribuire al suo Progetto. Anche noi D+IO vorremmo sapere qualcosa di più del PROGETTO e mentre con grande impegno cerchiamo di dare delle risposte con “IL NOSTRO D+IO CERVELLO” attraverso la scienza, la ragione, il potere, mentre ci chiediamo come migliorare come modificare L’OPERA PRIMA “la Creazione” veniamo usati sapientemente per fare ciò di cui non ci rendiamo conto di fare. Se leggerete la mia storia capirete come sia arrivato a sentirmi così: STRUMENTO al servizio di un progetto, per offrire accoglienza a tutti coloro che arrivano, sono felice di poter incontrare chi deve incontrarmi per ascoltare cosa deve dirmi e dirgli cosa sento di dire. Se senti di amare il luogo dove vivi, se hai entusiasmo e fiducia nella vita, amando la natura, l’arte, l’incontro e sei disposto ad aprire la porta della tua casa e fare accoglienza, noi della Michelangelo, con l’aiuto della provvidenza ti daremo ciò che abbiamo per iniziare un percorso di fiducia al servizio degli altri. La mia storia Mi chiamo Alessandro De Vivo, sono nato a Chiusi della Verna. Dopo aver lasciato questo luogo all'età di 13 anni per trasferirmi a Firenze con la famiglia, la "non casualità del caso", come amo definirla io, ha voluto nel 1992 riportarmi alle origini del mio viaggio, per affidarmi un compito al quale non avrei mai pensato. Prima di raccontare questa vicenda desidero darvi alcune informazioni sulla mia famiglia, su come questa storia personale racchiuda elementi sufficienti per far pensare che la vita di ognuno di noi sia un'opera, in cui possiamo solo accettarne con entusiasmo di farne parte , senza opporre resistenza agli eventi ed ai percorsi che ci vengono assegnati. Mio padre Antonio De Vivo nel 1950 decide di accettare il comando della stazione dei Carabinieri di un piccolo paese dell'appennino Tosco-Emiliano , Chiusi della Verna in provincia di Arezzo, dove con sua moglie trascorreranno 15 anni. Precedentemente e durante questo periodo mia madre perderà sei figli che moriranno prematuramente all'ottavo ed al nono mese di gravidanza. Alla settima gravidanza mio padre, viste le precedenti esperienze, decide, d'accordo con il suo amico primario dell'ospedale di Bibbiena, di far praticare il cesareo in considerazione anche dei rischi a cui sarebbe andata incontro mia madre con un parto naturale, poiché le mie dimensioni erano tali ( circa 5,8 Kg ) da non far sperare niente di buono, inoltre la morte di un cane al quale era particolarmente affezionata mia madre, aveva causato un accenno di aborto per il quale fu chiesto di celebrare una messa in casa dei miei genitori con la reliquia delle SS. Stigmate di San Francesco di Assisi, che venne eccezionalmente mossa dal vicino convento della Verna. Con una scusa per accertamenti mia madre viene portata all'ospedale e alle ore 17 tutto ciò che si doveva compiere si era compiuto: nasce il sottoscritto Alessandro. Mio padre decide di testimoniare la sua gioia realizzando una grotta di fronte alla chiesetta del 1300 intitolata a San Michele Arcangelo, ricavata tra le rocce che caratterizzano questo luogo, all'interno di questa grotta plasma una scultura in cemento della madonna di Lourdes a grandezza naturale alla quale dà il volto di mia madre. Con questo gesto mio padre aprirà una porta dalla quale ancora oggi e, spero per molti anni ancora, moltissime persone passano per pregare in questo luogo raccontando a mia madre tante storie. Nel 1965 per motivi di servizio di mio padre la famiglia De Vivo si trasferisce a Firenze, ed io che avevo impressionato nell'anima e nella memoria di fanciullo quel mondo fatto di natura, libertà, di valori umani legati alla cultura contadina inizierò un percorso nuovo nella città, dove l'integrazione non sarà facile. Tutte le mie esperienze in questo nuovo mondo sono state caratterizzate dal desiderio di contribuire in qualche modo a soddisfare quel bisogno di dare agli altri ciò che si è ricevuto dalla vita. Siamo arrivati al 1982 anno in cui mio padre morirà tra le mie braccia per un infarto; mentre stavo tentando di rianimarlo praticandogli un massaggio cardiaco ed una respirazione bocca a bocca ho sentito nel suo ultimo respiro che la sua anima stava entrando dentro di me, amo ricordare questa sensazione perché è legata ad una sua poesia che desidero citare e che per me rappresenta una testimonianza molto significativa: “ L’ Anima tra le mani “ -- Così presenta l’opera l’autore : Ti sei mai chiesto, cos’è e come visivamente la raffiguri? sono gocce di luce… più ne raccogli, più l’anima s’ingrandisce più luce emana, più risplende. Se credi: abbine cura con amore; Se non credi: Ammira! Vedrai che c’è chi la invoca; chi la prega, chi la gode, e c’è anche chi la disprezza. Se non ritieni di averla: “SEI UN MORTO VIVO” Antonio De Vivo Questo evento ha segnato l'inizio e la svolta di un nuovo e straordinario percorso della mia vita, infatti l'anno dopo incontrerò Mara che diventerà la mia compagna in questa nuova esperienza. Ad un certo punto mi sono sentito come risorto, ho trovato il coraggio di iniziare un nuovo percorso che dopo la morte di mio padre avevo intrapreso: prendendo i suoi pennelli e in una mistica staffetta ho accettato di continuare dal punto in cui lui si era fermato, continuando il suo messaggio pittorico. Sì! proprio attraverso la pittura ho iniziato a mantenere la mia famiglia superando l'ansia del profitto e del benessere materiale, ma conquistando la coscienza dell'amore come unica vera energia per trovare la motivazione principale per vivere. Nel 1984 decido di sposare questa persona e costruire una famiglia. Questa natura cara a mio padre a mia madre e a me, ha dato piano piano la possibilità di recuperare lo spirito ed il corpo attraverso un naturale esercizio di contemplazione e di esercizio fisico. Grato a questo luogo ed alle persone, molte ancora oggi testimoni della mia fanciullezza, ho deciso di investire il mio talento e la mia esperienza professionale per realizzare una iniziativa sociale. La non casualità del caso ha voluto che trovassi lo spazio per realizzare il mio studio di pittura vicino alla Chiesetta di San Michele Arcangelo, vicino alla Statua della Madonna (mia madre). Dopo aver lavorato con grande passione ed energia per ripulire dall'incuria e dall'abbandono questo luogo, ho avuto il privilegio di accorgermi della prospettiva, scoprendo che anche per Michelangelo questo paesaggio aveva avuto un significato personale e caro, oltre che simbolico per la committenza. Sentivo il bisogno di dirvi tutto questo e penso che averlo raccontato serva a qualcuno per sentirsi come me strumento e così contribuire al progetto chiamato “Vita” Vieni a trovarci e scoprirai come è semplice comunicare. Un abbraccio fraterno Alessandro De Vivo